L’ONU auspica la fame nel mondo (ma poi si pente)
Un articolo sul sito ufficiale dell’ONU fa un’apologia dell’esistenza della fame nel mondo, elencando numerosi presunti vantaggi.
Il titolo di quello che sto scrivendo potrebbe sembrare eccessivo o estremista, e non è neanche virgolettato. Ma non è una esagerazione! Infatti di seguito potreste verificare la perfetta corrispondenza con l’articolo integrale di cui vado a parlare, scritto da George Kent, sul sito ufficiale dell’ONU, intitolato “I vantaggi della fame nel mondo”, all’URL seguente:
https://www.un.org/en/chronicle/article/benefits-world-hunger
Ho detto “potreste verificare” e non “potete verificare”. Sì, perché l’articolo incriminato era online fino al 6 luglio 2022, 10 giorni fa, ma è stato offuscato, visto che forse gli editori del sito dell’ONU (United Nations) si sono accorti di aver esagerato. Non che questo implichi dignità etica e umana, tant’è che l’articolo lo hanno candidamente scritto. Le élite, citate in fondo all’articolo stesso, non si rendono nemmeno conto della gravità del loro comportamento. Se lo hanno messo offline, non è certamente per vergogna.
In fondo a questo testo che sto scrivendo, potete vedere che cosa appare, oggi, cercando di aprire la compromettente pagina originale dell’ONU: “Errore 404 – pagina non trovata”.
Fortunatamente, anche se lo hanno messo offline, ne è però rimasta una “fotocopia/screenshot” fedele su archive.today all’indirizzo:
Se al momento in cui leggete doveste riscontrare che è stata oscurata anche tale “fotocopia” archiviata, allora potete controllare la fotocopia eseguita da Casiciclici.it (1,3MB), questo è il sorgente (1,4MB), che non sarà cancellata finché questo blog sarà online, e che è assolutamente fedele. In cima è riportato l’orario, la data e l’URL originale.
Ripeto, se esistono dichiarazioni pubbliche dove chi comanda confessa candidamente le proprie perversioni, non è per senso di equità, ma banalmente (ancora più scandalosamente), perché queste persone non sono nemmeno coscienti di ammettere degli “orrori”. Per esserlo, dovrebbero avere, infatti, una coscienza, ma sembrano composti solo da materia e da una mente, e da nient’altro.
Piangere o ridere?
Se continuate a leggere, scoprirete che la situazione è agghiacciante!
Alla fine del testo originale è presente anche una nota informativa sull’identità dell’autore, George Kent. Se si prova a leggerla, egli risulta clamorosamente “SPECIALIZZATO NELLA DIFESA DEI DIRITTI UMANI, NELLA PACE, NELLO SVILUPPO, E IN PARTICOLARE NELLA NUTRIZIONE DEI BAMBINI!”
Sotto certi aspetti ci sarebbe anche poco da stupirsi, perché in fondo è sempre la stessa logica che si ritrova in tutti i fenomeni di corruzione e raggiro del campo umano.
Chi fa male a qualcuno è spesso chi sarebbe deputato a salvarlo o tutelarlo. Chi è istituito a controllore della conformità a una regola, è spesso la stessa persona/entità che dovrebbe subire il controllo. Chi si presenta come difensore dei diritti dei più deboli, oppure come un filantropo, o come devoto religioso che accudisce bambini, è spesso proprio lui il loro demone e carnefice. E così via… Lo spirito che riassume queste vicende è questo.
Del resto nel Vangelo, Gesù mette in guardia dai lupi travestiti da agnelli. Il che ha tardivamente convinto la Fabian Society a cambiare il suo logo iniziale da quello che raffigurava, letteralmente, un lupo travestito da agnello, a quello di una tartaruga. Ma noi, stupido bestiame, ci accorgiamo che la tartaruga ha valenze naziste, anche esotericamente, e infatti appare anche nel marchio di Casa Pound.

L’articolo dell’ONU fa riferimento ad una pagina di The Guardian, uno dei giornali di riferimento della Fabian Society, di cui ho parlato qui, e poi risulta un secondo link al sito https://www.freetheslaves.net/ Purtroppo anche questo ultimo sito è ormai offline, ma si può recuperare qui: https://archive.ph/FTyYW (ne ho una “fotocopia”).
PS. L’altro giornale di propaganda fabiana è il Newstatesman.com.
Da qui inizia l’articolo pubblicato, e poi cancellato, sul sito dell’ONU.
«I vantaggi della fame nel mondo
«scritto da George Kent su https://www.un.org/en/chronicle/article/benefits-world-hunger
«A volte si parla di fame nel mondo come se fosse un flagello che tutti noi vorremmo vedere abolito, paragonandolo alla peste o all’AIDS. Ma quella visione ingenua ci impedisce di fare i conti con ciò che causa e sostiene la fame. La fame ha un grande valore positivo per molte persone. In effetti, è fondamentale per il funzionamento dell’economia mondiale. Le persone affamate sono le persone più produttive, soprattutto dove c’è bisogno di lavoro manuale.
«Nei paesi sviluppati a volte vediamo persone povere sul ciglio della strada che reggono cartelli che dicono “Lavorerò per cibo”. In realtà, la maggior parte delle persone lavora per il cibo. È principalmente perché le persone hanno bisogno di cibo per sopravvivere che lavorano così duramente sia per produrre cibo per se stesse nella produzione a livello di sussistenza, sia vendendo i loro servizi ad altri in cambio di denaro. Quanti di noi venderebbero i nostri servizi se non fosse per la minaccia della fame?
Ancora più importante, quanti di noi venderebbero i nostri servizi così a buon mercato se non fosse per la minaccia della fame? Quando vendiamo i nostri servizi a buon mercato, arricchiamo gli altri, coloro che possiedono le fabbriche, le macchine e le terre, e alla fine possiedono le persone che lavorano per loro. Per coloro che dipendono dalla disponibilità di manodopera a basso costo, la fame è il fondamento della loro ricchezza.
«Il pensiero convenzionale è che la fame sia causata da lavori sottopagati. Ad esempio, un articolo riporta “Gli schiavi dell’etanolo in Brasile: 200.000 tagliatori di zucchero migranti che sostengono il boom delle energie rinnovabili” (Tom Phillipps, “Brazil’s ethanol slaves: 200,000 migrant sugar cutters who prop up renewable energy boom”. The Guardian. Online, 9 March 2007 https://www.theguardian.com/world/2007/mar/09/brazil.renewableenergy ). Se è vero che la fame è causata da posti di lavoro a bassa retribuzione, dobbiamo capire che la fame allo stesso tempo provoca la creazione di posti di lavoro a bassa retribuzione. Chi avrebbe avviato massicce operazioni di produzione di biocarburanti in Brasile se non avesse saputo che c’erano migliaia di persone affamate abbastanza disperate da accettare gli orribili lavori che avrebbero offerto? Chi costruirebbe qualsiasi tipo di fabbrica se non sapesse che molte persone sarebbero disponibili ad accettare lavori a basso salario?
«Gran parte della letteratura sulla fame parla di come sia importante garantire che le persone siano ben nutrite in modo che possano essere più produttive. Questa è una sciocchezza. Nessuno lavora più duramente delle persone affamate. Sì, le persone ben nutrite hanno una maggiore capacità di attività fisica produttiva, ma le persone ben nutrite sono molto meno disposte a fare quel lavoro.
L’organizzazione non governativa Free the Slaves definisce gli schiavi come persone a cui non è permesso abbandonare il proprio lavoro. Si stima che ci siano circa 27 milioni di schiavi nel mondo, compresi quelli che sono letteralmente rinchiusi nei laboratori e tenuti come schiavi nell’Asia meridionale (Free the Slaves. Online, 2007 https://www.freetheslaves.net/ archiviato su https://archive.ph/FTyYW ). Tuttavia, non includono le persone che potrebbero essere descritte come schiave della fame, cioè coloro che sono liberi di abbandonare il proprio lavoro ma non hanno niente di meglio da cui andare. Forse la maggior parte delle persone che lavorano sono schiave della fame?
«Per quelli di noi ai vertici della scala sociale, porre fine alla fame a livello globale sarebbe un disastro. Se non ci fosse fame nel mondo, chi arerebbe i campi? Chi raccoglierebbe le nostre verdure? Chi lavorerebbe negli impianti di rendering? Chi pulirebbe i nostri bagni? Dovremmo produrre il nostro cibo e pulire i nostri bagni. Non c’è da stupirsi che le persone di fascia alta non si stiano affrettando a risolvere il problema della fame. Per molti di noi, la fame non è un problema, ma un vantaggio.
«A proposito dell’autore
«George Kent
«George Kent è professore presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università delle Hawaii. Si occupa di diritti umani, relazioni internazionali, pace, sviluppo e questioni ambientali, con particolare attenzione alla nutrizione e ai bambini. Ha scritto diversi libri, l’ultimo è Freedom from Want: The Human Right to Adeguate Food.»
NOTA:
I grassetti dei due paragrafi immediatamente qui sopra, sono miei.

Leggi anche:
AD ENEL Francesco Starace confessa come agiscono le élite (VIDEO)