DECALOGO PER I TERRORIZZATI DAL CONTAGIO

DECALOGO PER I TERRORIZZATI DAL CONTAGIO (Dott. Giorgio Nicolanti)
  1. I test sierologici non sono strumenti diagnostici. Se il test è negativo, potresti aver contratto da poco l’infezione ed essere contagioso, senza aver ancora sviluppato anticorpi. Se il test è positivo, vuol dire che si è entrati in contatto con un virus tempo prima, ma non è detto né che il virus sia ancora attivo, né che si sia contagiosi, né che si tratti del c19 e non di un c19 affine.
  2. Un tampone positivo non vuol dire né che si è malati, né che si è contagiosi. Il tampone rileva l’rna del virus, non la carica virale necessaria a scatenare la malattia e a contagiare altre persone. La carica virale andrebbe misurata con una piastrina, che non viene fatta.
  3. È improbabile che gli asintomatici abbiano sufficiente carica virale da risultare contagiosi.
  4. Per contagiarti devi essere esposto a una adeguata carica virale, ossia devi stare a stretto contatto per un tempo non breve con una persona infetta. Non puoi contagiarti se qualcuno ti passa vicino per strada o ti parla per due minuti, a una minima distanza, a meno che non ti tossica o starnutisca in faccia.
  5. La stragrande maggioranza dei contagi avvengono o sono avvenuti in ospedali, case di riposo, abitazioni private. In ogni caso in luoghi chiusi, dove le persone stanno a stretto contatto per ore. Aver paura del contagio all’aria aperta è paranoia più che prudenza.
  6. La mascherina chirurgica, se sostituita dopo poche ore e non riutilizzata, protegge le altre persone dai tuoi virus e batteri, non protegge te. Una mascherina chirurgica male utilizzata o una mascherina “comunitaria”, ossia una di quelle comunemente in commercio, non protegge nessuno da nulla.
  7. Quando un virus diventa meno aggressivo e letale, ma continua a diffondersi, significa che si è adattato all’ospite (noi) in una convivenza sempre più pacifica. È un segnale positivo, non di allarme.
  8. Il distanziamento sociale, l’uso ripetuto di gel antibatterici, la paura stessa, la vita sedentaria e al chiuso, non fanno altro che indebolire le naturali difese immunitarie dell’organismo che sono invece la fondamentale protezione da questa e da ogni altra malattia.
  9. Abitudini quotidiane e stili di vita largamente o universalmente diffusi, continuano a rappresentare un rischio di malattia grave e anche di morte, enormemente maggiore rispetto al c19 da quelle che si potrebbero modificare, senza che molti lo facciano, come fumo, alimentazione sbagliata, vita sedentaria, obesità, a quelli e quelle che comportano un rischio che invece siamo disposti ad accettare senza domandarci ad ogni istante se stiamo in “sicurezza”, dagli spostamenti in automobile, ai lavori domestici, a molti lavori extra domestici, a diversi sport o attività di svago.Riflettendo su questo, la paura paralizzante o condizionante del C19, che comporta rischi minori, e la paura di un contagio molto meno probabile di un incidente o di una malattia conseguente alle abitudini e pratiche di cui sopra, non possono che apparire sciocche e irrazionali.
  10. Infine, se nonostante tutto continui ad essere spaventato, puoi prendere le tue precauzioni – indossare una mascherina FFP2, evitare gli assembramenti e, il più possibile, i luoghi pubblici chiusi o i mezzi di trasporto, uscire di meno, sanificare continuamente abitazione, vestiti, oggetti – senza però pretendere di limitare la libertà e di condizionare la vita degli altri che non hanno paura.
( Dott. Giorgio Nicolanti )
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